La vendita dei bozzoli prodotti, infatti, oltre ad essere indispensabile per consentire l'attività agli stabilimenti, contribuì in modo significativo a garantire per molto tempo la sussistenza delle popolazioni agricole. La produzione di seta disegnò anche le campagne, dove agli inizi del '700 si contavano oltre un centinaio di setifici e dove i gelsi, oggi scomparsi, ne costituivano un tratto distintivo.
Il Filatoio Rosso di Caraglio, il più antico setificio rimasto in Europa, tra i pochi in Italia a essere stato recuperato con finalità museali, diventa oggi un insostituibile testimone di questo recente passato (il secondo dopoguerra ne segnò definitivamente la fine) di cui non si è persa memoria.
Edificato tra il 1676-'78 per volere di Giovanni Gerolamo Galleani, fu fabbrica di filati di seta fino alla metà degli anni '30 del '900 e convertito successivamente in caserma tra il '39 e il '43. Nei decenni che seguirono fu adibito a molteplici destinazioni d'uso, senza però che fossero affiancate opere di manutenzione. Il degrado era ormai tale da far temere che il suo destino fosse inesorabilmente segnato, tuttavia ci fu un'importante svolta: negli anni '90 il Consiglio d'Europa definì il Filatoio "il più insigne monumento storico-culturale di archeologia industriale in Piemonte". Prese progressivamente piede la consapevolezza che il Filatoio fosse un bene prezioso, pertanto andava preservato. Nacque nel 1999 un Comitato, oggi Fondazione, per la tutela e, nello stesso anno il Comune di Caraglio fu in condizione di acquisirlo. Con contributi europei e regionali fu restaurato e adibito a museo.
Queste, in sintesi, le vicissitudini di un edificio che, nonostante il pregio architettonico e l'alto valore di testimonianza storico- economica per il Piemonte., rischiava di crollare per incuria.
Una nuova vita.
Oggi l'antico fabbricato accoglie, oltre a un
espositivo che da anni ospita apprezzate mostre temporanee d'arte, il
permanente 'Museo del Setificio Piemontese', con l'obiettivo di
valorizzare non soltanto l'edificio, ma un intero territorio, divenendo
una sorta di baluardo della memoria storico-economica piemontese.
Grazie agli attenti studi e al successivo progetto di ricostruzione curati dal Prof. Flavio Crippa, dal 2005 il museo vanta la riproduzione dei torcitoi idraulici da seta, tecnologia impiegata nella fase di torsione del rinomato organzino piemontese, noto per essere, secondo quanto annotavano i mercanti inglesi Lewis e Loubière nel '700, "la più raffinata seta prodotta" in Europa. Queste sofisticate macchine, di concezione bolognese, furono introdotte in Piemonte nella seconda metà del '600 proprio dalla famiglia Galleani e fu anche grazie a esse se il Piemonte diventò leader nella produzione di filati di seta esportati in tutta Europa.
La nuova sfida che si propone di portare avanti il "Museo del Setificio Piemontese" è quella di tramandare questa storia fatta di sfide tecnologiche, di movimenti di denaro, di commerci, ma anche di vite umane, una storia che non è fine a se stessa, ma fa parte di una molto più ampia, quella dell'evoluzione umana e del ruolo che la seta ha giocato in questo senso per millenni.
Grazie agli attenti studi e al successivo progetto di ricostruzione curati dal Prof. Flavio Crippa, dal 2005 il museo vanta la riproduzione dei torcitoi idraulici da seta, tecnologia impiegata nella fase di torsione del rinomato organzino piemontese, noto per essere, secondo quanto annotavano i mercanti inglesi Lewis e Loubière nel '700, "la più raffinata seta prodotta" in Europa. Queste sofisticate macchine, di concezione bolognese, furono introdotte in Piemonte nella seconda metà del '600 proprio dalla famiglia Galleani e fu anche grazie a esse se il Piemonte diventò leader nella produzione di filati di seta esportati in tutta Europa.
La nuova sfida che si propone di portare avanti il "Museo del Setificio Piemontese" è quella di tramandare questa storia fatta di sfide tecnologiche, di movimenti di denaro, di commerci, ma anche di vite umane, una storia che non è fine a se stessa, ma fa parte di una molto più ampia, quella dell'evoluzione umana e del ruolo che la seta ha giocato in questo senso per millenni.
Ma se le
iniziative del 2018 hanno avuto successo e sono state così numerose,
lo si deve
indubbiamente
alla realtà europea. Borghi d’Europa ha deciso così di legare la
campagna d’informazione all’invito ai cittadini di partecipare al
voto di maggio.
L’adesione alle
iniziative di Stavoltavoto.eu ( in collaborazione con l’Ufficio del
Parlamento Europeo a Milano), si salda così al progetto del 2018,
per valorizzare e far conoscere il
nostro patrimonio
culturale.
“Come europei ci
troviamo di fronte a molte sfide, dall’immigrazione ai cambiamenti
climatici, dalla disoccupazione giovanile alla protezione dei dati.
Viviamo in un mondo sempre più globalizzato e competitivo. Allo
stesso tempo il referendum sulla Brexit ha dimostrato che l'UE non è
un progetto irrevocabile. Mentre molti di noi danno per scontata la
democrazia, questa sembra essere sottoposta a crescenti minacce, sia
nei principi che nella pratica.
Per questo stiamo
creando una comunità di sostenitori che incoraggino una maggiore
affluenza degli elettori alle elezioni europee. Il nostro obiettivo
non è di raccomandare questo o quel candidato. Sosteniamo il voto in
sé, cioè l'impegno nel processo democratico con cognizione di causa
e in modo informato. Vogliamo rafforzare il valore dello scambio di
idee e costruire una comunità di sostenitori in tutta Europa che si
impegnino per il voto. Difendiamo il concetto di democrazia affinché
tutti insieme abbiamo la possibilità di decidere in che Europa
vogliamo
vivere.”
"Cosa
fa per me l'Europa" https://what-europe-does-for-me.eu/
Campagna in
collaborazione con l'Ufficio del Parlamento Europeo, Milano
- A sostegno della
campagna istituzionale per le elezioni del 26 maggio del
Parlamento europeo
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