lunedì 8 novembre 2021

Natura e tradizione: la riscoperta del Nocino

Come si dice “ogni promessa è debito; pertanto non potevo dimenticare quella fatta al Bartender Francesco di Ca Shin, la cascina all’interno del Parco Cavaioni, di fargli nuovamente visita per assaggiare il Nocino Benvenuti della collezione “I Liquori della Tradizione Italiana” del Gruppo Montenegro.

Data la piacevolissima degustazione precedente, della Grappa Libarna di Barbera e Dolcetto Riserva, non fu un grande sacrificio!

Dunque mi recai al Parco e, dopo una passeggiata propiziatrice di buon appetito, mi diressi al Ristorante.

Come al solito fui accolto con grande gentilezza e gustai un ottimo piatto di tagliatelle, seguito da una costata di bue: un’ottima entrée dunque!

Mi vide il Barman, che non mancò di salutarmi: gli dissi che mi ricordavo della promessa, ed infatti ero qui (anche) per degustare il suo decantato nocino; non gli svelai che, benché non modenese, mi ero un tempo dedicato anch’io alla produzione (casalinga of course!) di nocino.

Qui forse sarà il caso di fare una piccola presentazione perché questo liquore, benché tradizionale ed un tempo famoso, non è più conosciuto come merita: innanzi tutto è di origini antiche ed é sempre stato considerato un po’ magico.

Ad esempio nel Settecento il Notaio modenese Pellegrino Grappi prescriveva che “le noci devono essere raccolte immature, da piedi scalzi e da mani femminili, la notte di San Giovanni (24 giugno), in concomitanza con il solstizio ed il frutto non deve mai essere tagliato con il ferro, bensì con una lama di legno” Inutile ricordare che secondo le leggende questa è una notte in cui il mondo naturale e soprannaturale si compenetrano e accadono “cose strane” come narra Shakespeare nel “Sogno di una notte di mezza estate“…

La produzione di questo liquore avviene in molte parti d’Italia, ma quelle più tradizionali sono i territori di Modena e quello di Benevento, in cui è attestato il Grande Noce, distrutto dal vescovo Barbato nell’anno 665 ma poi rinato più bello di prima, sotto il quale, nella notte del solstizio d’estate si riunivano streghe e diavoli a celebrare il Sabba.




Il Grande Noce di Benevento

Ma ritorniamo al nostro Francesco ed al suo Nocino Benvenuti è prodotto da sole noci italiane. Non garantisco che l’Azienda abbia usato solo giovani fanciulle scalze per la raccolta, ma certo il risultato é eccellente!


Il Nocino Benvenuti

Il liquore ha un colore cioccolato-tabacco intenso, con riflessi aranciati ed ambra; il profumo è molto intenso e caratteristico del mallo di noce, a cui si uniscono note calde e speziate di cannella e chiodi di garofano ed infine il gusto, dolce ed avvolgente, è di mallo di noce macerato unito, in perfetto equilibrio, a quello alle spezie orientali ed alle note tostate dolci.


Da ultimo va notato che il grado alcolico è di 34°, quindi di assoluta tranquillità!


Non potei che fare i miei complimenti alla scelta di Francesco, confessando in cuor mio che esistevano anche nocini migliori di quello artigianale fatto da me!

Ma questo non lo dissi e ripartii comunque molto soddisfatto per una piacevole passeggiata nel parco.


Gianluigi Pagano

lunedì 1 novembre 2021

Le Ferrovie Dimenticate a Ponte Priula – La Via del Gusto ci porta al Salumificio Spader e ai vini di casa Ceotto

 

Borghi d'Europa ha proposto un incontro di informazione sul tema delle ferrovie dimenticate a Ponte Priula.

L'intervento del Presidente Renzo Lupatin (fondatore della rivista La Vaca Mora), ha ricordato come dal piazzale della Stazione di Susegana partisse la tranvia diretta a Pieve di Soligo.

La tranvia Susegana-Pieve di Soligo era un impianto noto per il trasporto dei passeggeri e delle merci che a partire dal 1913 prese ad attraversare la valle del fiume Soligo. Gravemente danneggiata a causa della Grande Guerra, durante la quale la sede era stata utilizzata per l'impianto di una ferrovia di interesse bellico, la tranvia passò di mano nel 1921 per poi venire formalmente soppressa nel 1931.



La tranvia, a scartamento metrico, aveva origine nella frazione di Susegana denominata Ponte della Priula, che ospitava la stazione ferroviaria cittadina, con un capolinea situato nelle immediate adiacenze della stessa denominato "Susegana Ferrovia"; nella piazza non era presente alcun cappio di ritorno: i treni retrocedevano fino alla stazione per invertire la marcia. Superato il tempio votivo, nelle cui adiacenze era edificata la rimessa tranviaria, i convogli incontravano poi la stazione tranviaria vera e propria, "Susegana Stazione", per poi dirigersi in direzione nord ovest.



Erano dunque servite, in successione, le fermate intermedie di Colfosco, Falzè di Piave (indicata negli orari dell'epoca con la grafia "Falsè") e Barbisano.



Giunta a Pieve di Soligo, la tranvia presentava una stazione in via Lamberto Chisini, il cui fabbricato è tuttora esistente e presso la quale esisteva una seconda rimessa, per poi effettuare capolinea nella centrale piazza Vittorio Emanuele II, ov'era presente anche un deposito di rotaie raccordato, ospitato dell'edificio poi sede della Cassamarca.



Materiale rotabile

Il parco trazione della tranvia era costituito da tre locomotive a vapore di tipo tranviario numerate 71÷73, costruite dalle officine di Saronno su disegni e licenza della Maschinenfabrik Esslingen; dopo la cessazione della guerra, nel 1918 le stesse furono trasferite a Udine per il prestare servizio sulla tranvia Udine-San Daniele.



Il materiale rimorchiato comprendeva tre carrozze passeggeri di seconda classe e due miste di prima e seconda classe, cui si aggiungevano cinque carri chiusi e cinque aperti per il trasporto merci.

L'inaugurazione della tranvia in una nota cartolina d'epoca


Quadro orario della tranvia nel 1915

La stessa fu peraltro ricostruita provvisoriamente in forma di ferrovia militare, con uno scartamento rispetto al quale le fonti non concordano, riportando i valori di 700 mmo 750 mm]. Tale "ferrovia da campo" (gli austriaci chiamavano "'Feldbahn" tale tipo di infrastrutture) seguiva il percorso originario Ponte della Priula-Pieve di Soligo proseguendo poi su Follina (ricalcando con ciò l'originario progetto della "Veneta") e Revine Lago; una breve diramazione consentiva di raggiungere l'abitato di Falzè di Piave





Ma gli antichi cultori del buon gusto non potevano non fare una tappa a due protagonisti de Le Vie del Gusto. Anzitutto a Mosnigo, al Salumificio Spader.



La caratteristica particolare di questa Azienda è che non si è concentrata sugli insaccati, come ci si aspetterebbe da un’industria salumiera, ma si è specializzata nella cottura di grossi pezzi di carne da affettare; ha quindi scelto come proprio target principale quello dei rivenditori (rosticcerie, salumerie, ristoratori).

Porchetta alla Trevigiana

Una scelta coraggiosa che ha avuto grande successo, poiché i rivenditori hanno riconosciuto la grande qualità di questa produzione, che rispetta le tradizioni venete, pur con qualche doveroso excursus nella tradizione del Lazio (ad esempio la Porchetta alla Romana, che fa bella compagnia a quella tradizionale Trevigiana e alla Porchetta Arrosto, o il Guanciale all’Amatriciana, anch’essa affiancata a quella tradizionale, nelle versioni dolce, affumicata, aromatizzata al pepe e aromatizzata al peperoncino; ce n’è per tutti i gusti!).

Forse può meravigliare la proposta della Porchetta alla Trevigiana (che tra l’altro ha un grande successo!) in quanto si pensa che sia un piatto solo romano o comunque del Centro Italia. Invece è documentata come specialità trevigiana fin dal 1919, quando fu proposta da Ermete Beltrame nella sua birreria sotto il Palazzo dei Trecento a Treviso. “ (Gianluigi Pagano)



Poi, se ci spostiamo nei Colli di Colfosco, potrete sorseggiare un buon bicchiere alla azienda agricola Ceotto, che segue i progetti e le iniziative di FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), che Borghi d'Europa ha sempre seguito con attenzione.


sabato 1 maggio 2021

Ciclovia del Sole: in Emilia Romagna aperto il tratto Mirandola-Osteria

 



 



L'incontro di Montebelluna sui temi della Mobilità Dolce, promosso dalla rete Borghi d'Europa,

è stato l'occasione per presentare l'apertura del tratto della Ciclovia del Sole di 46 chilometri da Mirandola a Osteria Nuova – dopo circa due anni di cantiere, compreso il periodo di lockdown .


Questa tratta della Ciclovia del Sole è stata realizzata sull’ex tracciato ferroviario della Bologna-Verona e fa parte dell’Eurovelo 7 Capo Nord-Malta. In queste settimane sono state ultimate le piazzole di sosta (dotate di illuminazione, wi-fi, carica cellulare e e-bike, kit di riparazione, rastrelliere, acqua ecc.), la segnaletica e, in alcune tratte, la stesura del terzo strato di asfalto stabilizzato.


Con la fine di questo cantiere (che ha visto la Città metropolitana di Bologna soggetto attuatore/stazione appaltante per la progettazione, espletamento della gara d’appalto nonché realizzazione e direzione lavori dell’opera) verrà aperto uno dei principali tratti mancanti della Ciclovia del Sole a Nord del capoluogo emiliano: quello dal confine tra Emilia-Romagna e Lombardia fino alle porte della Città di Bologna.



I numeri dell’intervento nella tratta Mirandola-Osteria nuova sull’ex tracciato ferroviario Bologna-Verona

lavori: primavera 2019-primavera 2021

costo: 5 milioni di euro

lunghezza complessiva: 46 km

8 comuni attraversati: Anzola dell’Emilia, Camposanto, Crevalcore, Mirandola, Sala Bolognese, San Felice sul Panaro, San Giovanni in Persiceto e Sant’Agata Bolognese (oltre 100.000 abitanti complessivi).

Il progetto è diviso in 5 tratti funzionali:

Osteria Nuova-San Giovanni in Persiceto,

San Giovanni in Persiceto-Crevalcore,

Crevalcore-San Felice sul Panaro,

San Felice sul Panaro-Mirandola,

Mirandola-confine con la Regione Lombardia.

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I numeri della Ciclovia del Sole

Il progetto complessivo della Ciclovia del Sole Verona-Bologna-Firenze percorre 392 km (di cui 154 km in Emilia-Romagna e 120 km nella città metropolitana di Bologna), che si inseriscono in una delle più importanti ciclabili europee (Eurovelo 7 da Capo Nord a Malta per 7.400 km complessivi).